Appare una recente forma di insidia in rete e tutto avviene online, i truffatori sono celati dietro la finta identità mostrata online. E l’Ignaro risponde.
Sono i figli o i nipoti che regalano ai nonni, rimasti soli e pensando di dare loro una compagnia “dinamica” e aggiornata, un tablet (più grande e più facilmente leggibile e maneggevole di uno smartphone) ed il collegamento a Facebook, in questo modo potranno ritrovare vecchi amici. Così viaggiano in rete, ma è come se pilotassero una Ferrari, avendo guidato sempre una 126!!!
L’attacco del trickster nasce attraverso una richiesta di amicizia, accettata senza sapere/capire cosa si stia facendo, ignorando che tutto quanto è postato sulla propria immagine è letto da tutti e decifrato più di quanto si possa presumere. Oppure con un ben costruito phishing che inganna l’Ignaro, e non solo!
I profili dei truffatori sono falsi e sono bellissimi, soprattutto dell’età giusta per le persone cui si rivolgono. L’aggancio inizia con la semplice innocua richiesta di amicizia che via via si trasforma in una relazione più profonda, intima ed affettuosa, fatta di chiacchiere e di tempo dedicato senza chiedere nulla in cambio, solo per simpatia o per riconoscimento di capacità.
Quelle capacità che l’Ignaro pensa riscoperte perché le supponeva negate o non più comprese, l’affettuosa attenzione è unita a promesse velate o lasciate intendere che scatenano una fantasia di vita nuova, piccole speranze in una esistenza spesso vuota.
Oppure, sapendo leggere le informazioni in rete, il trickster identifica dolori collegati ad infanzie sofferte, a mancanza di figli desiderati, a coniugi morti in situazioni particolari ed altro ancora: su questi elementi costruisce la trappola emotiva.
Conquista la fiducia raccontando di sé, utilizzano un copione che è tragicamente simile nei diversi racconti.
Si presentano come persone apprezzabili, impegnate in missioni pericolose ma umanitarie, in luoghi isolati, con affetti famigliari – ma tali da non inficiare la relazione che stanno costruendo – non raggiungibili, con un internet un po’ ballerino come unica finestra sul mondo.
Quindi chattano senza vedersi mai in Skype o WhatsApp, infatti sovente sono ragazzi pagati per dialogare in rete con il copione precostruito ad hoc, ed alla richiesta di un video sanno apportare verosimili giustificazioni e scuse che sembrano ragionevoli: sono così lontani in luoghi così impervi, oppure, per presunti problemi di collegamento, rimane solo la foto postata, non il viso di chi è in collegamento.
La conversazione online con l’Ignaro, più sovente l’Ignara, è l’unico momento di relax e di piacere che la vita laggiù concede loro, isolati in un sperduto e impervio luogo.
Le situazioni raccontate sono ogni volta angosciose e drammatiche. Devono poter raggiungere o proteggere i figli, piccoli non piccolissimi ma minorenni, tuttavia per strane ed emotivamente valide ragioni, i conti correnti sono provvisoriamente bloccati e chiedono un piccolo prestito, su conti esteri.
Possono essere generali o medici che operano in un reale ambiente bellico complesso e difficile, sia per il luogo in cui si trovano sia per la difficoltà delle comunicazioni, sia per la pericolosità della zona: quindi inducono un pensiero d’ansia sul proprio benessere. Anche qui necessitano di un prestito, su conto estero, per rientrare in Italia e finalmente conoscersi…
Oppure, come ha raccontato una paziente, un nobile rampollo caduto in disgrazia in seguito al secondo matrimonio del padre con una vera matrigna che impedisce l’accesso al patrimonio di famiglia, ma ora la malvagia – rimasta vedova del padre – sta male, deve raggiungerla per dovere filiale, per rispetto del caro padre, per salvare il salvabile dell’eredità, e vuole farlo pur dovendo affrontare un viaggio lungo e forse pericoloso. Ha bisogno di un piccolo prestito: su conto estero.
In altri casi è un profugo che deve tornare nella patria lontana per mettere in salvo il fratellino/sorellina/padre/madre in difficoltà, ma il paese è in guerra e lo si legge su tutti i giornali, ora non può rientrare perché ha il passaporto sequestrato, non può accedere ai propri conti perché… mille ingegnose invenzioni. E chiede un prestito, su conto estero.
Chiedono somme racimolabili facilmente ogni volta, per sbloccare una situazione transitoria di disagio economico, un prestito che sarà rimborsato immediatamente appena risolto l’imprevisto impedimento.
La richiesta di denaro non è mai immediata, sovente avviene dopo un’assenza improvvisa di una settimana o dieci giorni che ingenera un vuoto emotivo unito ad un insoluto senso di allarme, presagendo le zone in cui il trickster dicono di risiedere.
Per l’Ignaro il sollievo, nel ricevere e poter leggere oppure ascoltare di nuovo le parole attese nell’ora solita cui è costretto per gli impegni umanitari, colma quel vuoto esistenziale e quell’ansia, fa abbassare le difese, induce benevolenza.
Ormai è un “assunto” sia come ingaggiato nella trama sia come senso traslato dell’assunto di base bioniano.
Le emozioni predominano, non hanno credito le parole di dissuasione di parenti ed amici. Alcune persone si sono indebitate per aiutare, altre hanno prosciugato i risparmi di una vita ed il trickster è sparito con il conto estero.
Avviene la rottura del nesso tra scelta e responsabilità: la decisone non implica la responsabilità, nell’indiscutibile l’insorgenza del desiderio.
L’Ignaro è incastrato in una ruota di emozioni preparata su misura, una combinata di desiderio, di volontà di salvezza e di aiuto, del voler far qualcosa per aiutare, di sogni abbozzati, trasportato in un mondo “altro” e tragicamente reale ma non vero.
La solitudine quando non è una scelta dipende da una mancanza di affetti e relazioni; la solitudine traduce nei sentimenti la separazione da qualcosa o da qualcuno.
Da: Il Piccolo Principe
“Per favore… addomesticami”, disse la volpe
“Volentieri”, rispose il piccolo principe, “ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose”.
“Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
“Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
“Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe…In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”
E quando l’ora della partenza fu vicina:
“Ah!” disse la volpe, “…piangerò”.
“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
Questo breve dialogo sembra riassumere il desiderio di un amico, la difficoltà di trovarlo, l’illusione di averlo incontrato, l’abbaglio di poterlo forse comprare, il disincanto dolente: la volpe ci guadagna il colore del grano, l’Ignaro scopre come le parole siano fonte di malinteso nel finale inatteso.
Nell’immagine: Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe